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esteri

  • Siamo in presenza di una escalation terroristica a livello internazionale che in queste ore ha visto un pericoloso innalzamento.
    Essa è volta a creare nell’opinione pubblica europea e occidentale una atmosfera di paura e di insicurezza, che giustifichi poi atti di guerra da parte degli USA e della NATO, presentati come interventi “necessari” per proteggere la sicurezza dei popoli europei.

    Gli incendiari appiccano il fuoco: poi si presentano come pompieri.
    I settori più oltranzisti del capitalismo USA non si rassegnano al fatto che viviamo ormai in un mondo in cui gli Stati Uniti devono convivere con pari dignità con altri Paesi e regioni emergenti del mondo (Russia, Cina, India, Brasile, Sudafrica..) e non possono più farla da padroni.

  • di John Wright*
    La crisi e il caos che stanno inghiottendo il Medio Oriente e l'Ucraina sono segno del declino dell'impero Statunitense, anche Washington impara la dura lezione che nessun impero è eterno.
    Sulla scia della guerra del Vietnam - la cui fine è stata segnata dalla notizia di personale degli Stati Uniti e pochi collaboratori vietnamiti evacuati dal tetto dell'ambasciata americana a Saigon nel 1975 - gli Stati Uniti entrarono in un prolungato periodo di declino in merito alla capacità di avviare importanti operazioni militari.

    Nonostante il massiccio potere distruttivo del suo arsenale, i vietnamiti avevano dimostrato che gli Stati Uniti erano come un gigante dai piedi d'argilla. Il nome dato a questo periodo di ritiro è stato 'sindrome del Vietnam' e durò dal 1975 al 1991, quando gli Stati Uniti e una coalizione internazionale intrapreso la prima guerra del Golfo per contrastare le truppe irachene in Kuwait.

    Ora stiamo assistendo a un periodo simile di declino imperiale per quanto riguarda l'incapacità di Washington di mettere in scena operazioni militari su larga scala, a seguito delle fallite occupazioni dell'Afghanistan e dell'Iraq, le quali nulla hanno raggiunto nulla se non l'emersione del terrorismo e dell'estremismo in tutta la regione, e per estensione nel mondo intero.

  • Il Partito Comunista d’Italia apprende con dolore del barbaro assassinio del comandante Aleksej Mozgovoj e dei suoi collaboratori, avvenuto ieri 23 maggio 2015.

    Il comandante della Brigata “Fantasma”, 4° Battaglione di Difesa Territoriale della Milizia Popolare della Repubblica di Lugansk, è stato una delle figure principali della resistenza del Donbass, rispettato dai suoi uomini, amato dal popolo e temuto dai nazionalfascisti, responsabili dei massacri di civili nelle regioni ucraine orientali e autori di feroci attentati terroristici per mano di gruppi di sabotaggio nei territori di Donetsk e Lugansk.

    Inviamo le nostro condoglianze ai familiari dei caduti, ai combattenti della Brigata “Fantasma”, ai compagni dell’organizzazione comunista di Lugansk.

    Inchiniamo le nostre bandiere. Onore ai combattenti dell'Ucraina anti-nazista.

    Partito Comunista d’Italia

  • **Dichiarazione sottoscritta da decine di Partiti Comunisti e Operai. Per l'Italia aderiscono PCdI e PRC.

    *La liberazione di Berlino da parte delle truppe sovietiche, nel maggio 1945, è il segnale della vittoria dei popoli nella Seconda Guerra Mondiale e della sconfitta del nazi-fascismo – la più violenta forma di dominio di classe generata dal capitalismo e causa diretta della guerra e della morte di decine di milioni di esseri umani.

    Il ruolo decisivo nella Vittoria del 9 maggio spettò all'Unione Sovietica, al suo popolo e all'Esercito Rosso, sotto la direzione del loro Partito Comunista. Fu sul Fronte Orientale che si svolsero le grandi battaglie che decisero l'esito della Seconda Guerra Mondiale.
    Celebrare il 70° anniversario della Vittoria è ricordare ed esaltare l'eroismo, il coraggio e la determinazione di milioni di uomini e donne sovietic che, a costo di enormi sacrifici e più di 27 milioni di morti, resistettero e lottarono, dando il contributo determinante alla sconfitta della barbarie nazi-fascista. Celebrare il 70° anniversario della Vittoria è ricordare ed esaltare l'eroismo, il coraggio e la determinazione di altri milioni di resistenti e combattenti antifascisti di tutto il mondo che hanno dedicato e offerto le proprie vite alla lotta per la Vittoria.

  • Un anno fa a Odessa una orda di nazisti (gli stessi che erano stati chiamati, poche settimane prima, gli “eroi di Majdan”) massacrò decine di persone inermi nel palazzo dei sindacati. Le immagini che si possono trovare ancora sono raccapriccianti e descrivono quanto è successo.A distanza di un anno vogliamo ricordare quello che i nostri principali mezzi di informazione italiani hanno dimenticato. Vogliamo ricordare che, un anno fa, hanno tentato di accreditare come un “incidente che non è chiaro come sia potuto accadere” quella strage.

  • da www.solidnet.orgTraduzione di Marx21.it

    Da molti anni lo Stato e il popolo siriano sono vittime di una feroce aggressione terrorista, guidata da gruppi estremisti venuti in Siria da più di 80 paesi per distruggere le infrastrutture e per versare il sangue di cittadini innocenti.

    Sicuramente, questi crimini non potrebbero essere perpetrati senza l'immenso supporto garantito ai terroristi dai poteri imperiali di USA, Francia e Regno Unito, e soprattutto dai loro partner nella regione, in particolare i regimi turco e del Golfo, la cosiddetta “alleanza internazionale” che ostacola tutti gli sforzi per raggiungere una soluzione politica della crisi siriana.

    La Siria ha sempre messo in guardia la comunità internazionale sul pericolo che l'estremismo e il takfirismo si trasformassero in una minaccia, sul piano regionale e internazionale, ed è ciò che sta accadendo ora in molti paesi come Iraq, Libia e in alcuni stati europei.

  • Probabilmente in molti vorrebbero vedere l'Epl cinese sbarcare in Yemen e installarvi, manu militari, un governo amico e in contrapposizione alle petro-monarchie sponsor del terrorismo internazionale. Si mettano (o ci si metta) il cuore in pace: non succederà mai. Il voto cinese favorevole alla risoluzione Onu sullo Yemen - che in sostanza isola i ribelli - ha a mio avviso una - ovviamente non la sola - spiegazione: Pechino teme le ripercussioni interne, la legittimazione internazionale di ribellioni nei confronti di governi ritenuti legittimi (e quello dello Yemen lo era e lo è), in un contesto nel quale il Paese è possibile bersaglio di una "rivoluzione colorata" con agganci esterni e di rischi di secessione in aree strategiche come Tibet e Xinjiang.

  • Le drammatiche vicende in Medio Oriente, in Nord Africa e ora in Ucraina nel cuore della stessa Europa segnano un deciso degrado dei rapporti internazionali. La pace in tutto il mondo è in serio pericolo e anche papa Francesco ha ammesso che stiamo ormai assistendo a molteplici episodi di un’unica guerra mondiale pronta a conclamarsi in tutti i suoi devastanti effetti.
         La NATO, da organizzazione formalmente difensiva da diversi decenni ha assunto un profilo aggressivo e minaccioso in aperta violazione con la Carta delle Nazioni Unite. Si dichiara che la nuova strategia della NATO è stata promossa per “difendere gli interessi dell’Occidente”, ma in realtà serve solo a salvaguardare un’egemonia globale statunitense sempre più in rotta di collisione con gli interessi dell’Italia, dell’Europa e del resto del mondo. Invece di promuovere negoziati globali si lanciano ultimatum militari e persino minacce di attacchi nucleari.
         Uscendo dalla NATO l’Italia si sgancerebbe da questa strategia di guerra permanente, che viola la nostra Costituzione, e assumerebbe una posizione di totale neutralità tra i contendenti, a vantaggio dei nostri interessi nazionali e della pace mondiale.     

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  • A quanto pare la Merkel ha indotto Schäuble (che stava facendo saltare il compromesso raggiunto il 20 febbraio con Atene, già parecchio oneroso per quest'ultima) a più miti consigli riguardo alla Grecia. Questo su pressione di Obama, che ritiene che una uscita della Grecia dall'euro (e contestuale suo accordo con la Russia) indebolirebbe il fronte sud-est della Nato e quindi il suo controllo su quella parte del Mediterraneo.

    Le lezioni contenute in questa vicenda sono diverse:

  • da Contropiano.org

    La notizia è di qualche giorno fa, ma vale la pensa di recuperarla, visto la gravità di quanto accaduto in Lettonia, e visto anche il fatto che la stampa mainstream ha fatto come sempre finta di niente.

    La notizia è che, come ogni anno da qualche anno a questa parte, nella capitale della Lettonia circa 1500 persone hanno sfilato in una parata militaresca che celebrava i veterani delle Waffen SS, le famigerate milizie d’assalto del Partito Nazionalsocialista Tedesco che sparsero morte e distruzione in tutta Europa prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Una celebrazione organizzata ogni anno - da quando cioè la Lettonia è diventata ‘indipendente’ dopo la fine dell’Urss - il 16 marzo per celebrare la battaglia tra la “Legione Lettone”, composta di volontari lettoni inquadrati nelle truppe di occupazione naziste durante il secondo conflitto mondiale, contro l’Armata Rossa che cercava di liberare il territorio della piccola repubblica baltica.

  • Secondo uno studio commissionato dall'Istituto tedesco per la ricerca macroeconomica (IMK) e riproposto dal blog KTG, in Grecia le famiglie più povere hanno perso quasi l'86% del loro reddito, mentre i più ricchi solo il 17-20%.La pressione fiscale sui poveri è aumentata del 337%, mentre l'onere per le classi superiori di reddito è aumentato solo del 9% !!! Questo è il risultato di uno studio che ha analizzato 260.000 dati fiscali e redditi degli anni 2008-2012. 

    Questi gli altri principali risultati dello studio:

  • Il dibattito in vista della commemorazione del 70° anniversario della nascita dell'Organizzazione della Nazioni Unite (Onu) consente - sebbene non ce ne fosse granché bisogno - di confrontare due opposte visioni sul futuro delle relazioni internazionali (quindi del Palazzo di vetro): da una parte Samantha Power, ambasciatrice Usa, con la sua insistenza sul rispetto dei diritti umani come garanzia di pace, dall'altra Wang Yi, ministro degli Esteri cinese che ha presieduto il dibattito appena concluso al Consiglio di sicurezza, convinto che una nuova vitalità alla Carta Onu può essere garantita solo attraverso il rispetto della sovranità, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale di ogni Paese e la salvaguardia delle autonome via di sviluppo intraprese.
    Da una parte, quindi, ancora la logica dell'interventismo umanitario, del "dovere di proteggere" i popoli dalle azioni "genocide" compiute dall'Hitler di turno, a insindacabile giudizio della potenza egemone (e dei suoi alleati); dall'altra la ricerca del dialogo tra pari e la pratica difficoltosa del compromesso. Da una parte venticinque anni di guerre di aggressione, menzogne e orrore.

  • di Federico La Mattina per Marx21.it


    Dallo scoppio della crisi ucraina i media occidentali hanno portato avanti una martellante campagna di disinformazione volta a presentare la Federazione Russa come responsabile della guerra civile ucraina e sulla base di questo hanno avallato le scellerate scelte europee in materia di sanzioni contro la Russia. Il voto al Parlamento Europeo del 15 gennaio, che ha visto uniti popolari e socialisti, ha confermato la politica aggressiva dell’Unione Europea, minacciando direttamente la pace in Europa. Le recenti dichiarazioni della NATO e le allusioni di qualche leader europeo dovrebbero mettere in allarme chiunque abbia a cuore le ragioni della pace.

    L’Unione Europea ha svolto fin dall’inizio un ruolo di prim’ordine nella realizzazione del golpe di febbraio contro il governo Yanukovich e ha avallato le politiche imperialiste nordamericane miranti a pressare e contenere la Russia tramite l’avanzata della NATO. In Italia il dibattito sui rapporti euro-russi è quasi inesistente; chi sostiene la necessità di instaurare normali rapporti politici, economici e di scambio culturale con la Russia viene solitamente bollato, con un certo sprezzo, come “filorusso” o, addirittura, come “ostile all’Europa”. E’ evidente che nell’immaginario comune (riflesso delle idee propagandate dagli organi di informazione legati a diversi livelli ai gruppi dominanti) non esiste Europa al di fuori della cornice euro-atlantica.

     

  • Com’è vero che la fase storica, in Europa, è totalmente sovraordinata – sino ai minimi dettagli politici, sociali e istituzionali – dalla nefasta e violenta costruzione dell’Unione europea per mano del capitale transnazionale europeo, così è vero che le vicende di questi giorni di inizio febbraio 2015 – tutte segnate dal tentativo di Alexis Tsipras e dal suo ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, di aprire con la BCE una trattativa sul debito greco - sono di capitale importanza sia per le future dinamiche interne all’Ue che per le stesso futuro politico delle forze comuniste e di sinistra d’Europa.
  •   Diego Angelo Bertozzi (Brescia, 1973) vive a Castegnato (BS). Laureato in Scienze Politiche (indirizzo politico internazionale) ha pubblicato "La Festa dei lavoratori. Il Primo Maggio a Brescia dalle origini alla prima guerra mondiale" (Ediesse, 2009). Ha collaborato con "Storia in Network" e "Il Calendario del Popolo", occupandosi principalmente di storia cinese e americana. Attualmente prosegue la ricerca sulla storia del Primo Maggio. È autore del volume "La Cina da impero a nazione. Dalle guerre dell'oppio alla morte di Sun Yat-sen (1840-1925)" (Edizioni Simple, 2011), in cui ha ricostruito le tragedie del colonialismo e dell'imperialismo che hanno umiliato la Cina. Su questi temi Bertozzi ci ha rilasciato l'intervista che segue.

  • La UE accusa Mosca del bombardamento di Mariupol e decide nuove sanzioni. Ma persino Kiev smentisce Bruxelles: “non ci sono truppe regolari russe nel Donbass”.

  • I risultati che arrivano dalle elezioni greche sono di straordinaria importanza, segnano l'avanzata complessiva della sinistra e la vittoria netta di Alexis Tsipras. E' un segno forte che il popolo greco ha inviato alla Troika di Bruxelles, è la catena dell'austerity che comincia a spezzarsi. Tuttavia, il risultato dell'estrema destra di Alba Dorata è un dato di cui non si può non tenere conto: quel dato impone alla sinistra la massima compattezza e vigilanza democratica. Ci complimentiamo inoltre con i compagni del KKE per il loro risultato di tenuta in questi anni difficili.
    La vittoria di Tsipras ed il risultato della sinistra greca rappresenta un chiaro segnale anche per noi: è tempo che anche l'Italia conosca una sinistra unita in grado di contare, essere competitiva, plurale, partecipata e che valorizzi il contributo delle differenti organizzazioni e culture politiche di cui essa è composta.
    E' per questo che in Italia lavoriamo per la ricomposizione comunista e per un fronte di sinistra che abbia una politica di massa.
    Cesare Procaccini, segretario naz.le Partito Comunista d'Italia

  • Alcuni compagni mi hanno scritto chiedendomi di chiarire meglio la posizione del partito sulle prossime elezioni in Grecia, e se avevamo cambiato posizione verso Tsipras e Syriza rispetto al recente passato.

    Il sito del partito ha pubblicato pochi giorni fa una dichiarazione del nostro segretario in cui, sia pure succintamente, la nostra posizione in materia è espressa in modo chiaro.
    Vediamo di evidenziarne i punti salienti.

  • Il municipio di Kesarianí, uno dei quartieri ad est di Atene (3 km ad est del centro di Atene), da domenica 30 novembre è nelle mani dei "rossi", dopo la ripetizione del secondo turno delle elezioni municipali.

    Bisogna evidenziare che nelle elezioni del maggio scorso la lista del "Raggruppamento Popolare", appoggiata dal KKE, aveva ottenuto il 22,36% (2.766 voti) ed era stata ingiustamente esclusa dal secondo turno per un voto.