Le elezioni regionali di novembre, Emilia-Romagna e Calabria, esprimono dati drammatici di astensione e di spostamento a destra dell'elettorato . La crisi sociale morde e lascia il segno.
Coloro che si riconoscono nel governo diventano gruppo sempre più sparuto ancorché preponderante, degna rappresentazione di una oligarchia: una vittoria di minoranza.
In una Regione Emilia Romagna falcidiata dalle condanne e dagli avvisi di garanzia, va a votare solo un elettore su tre e la maggioranza, che si attesta al 50%, viene espressa da un elettore su sei. Non si sono mobilitate né le strutture del PD (in disarmo evidente, un disarmo evocato dal premier), né quelle del sindacato.