Ieri è oggi - Tanti morti, tutti assolti.

9 gennaio 2021
Ieri e oggi
Di Giorgio Langella Dip. Lavoro PCI
Settantuno anni fa, il 9 gennaio 1950, a Modena la polizia di Stato sparò, anche con le mitragliatrici, contro gli operai (che manifestavano contro i licenziamenti di oltre 500 lavoratori delle Fonderie Riunite di Modena) uccidendone 6 e ferendone oltre 200.
Di questa strage, conosciuta come “Eccidio delle Fonderie Riunite di Modena” e oggi sostanzialmente dimenticata, noi comunisti dobbiamo e vogliamo mantenere viva la memoria perché il sacrificio di tanti compagni non sia diventato inutile.
Ricordiamo i lavoratori che vennero assassinati perché lottavano per il diritto al lavoro: Angelo Appiani (30 anni, partigiano, metallurgico), Arturo Chiappelli (43 anni, partigiano, spazzino), Arturo Malagoli (21 anni, bracciante), Roberto Rovatti (36 anni, partigiano, metallurgico), Ennio Garagnani (21 anni, carrettiere), Renzo Bersani (21 anni, metallurgico).E
vogliamo ricordare le parole del compagno segretario generale del P.C.I. Palmiro Togliatti che, rivolgendosi ai lavoratori assassinati, condannò in maniera esplicita il presidente del consiglio Alcide De Gasperi e il ministro dell'interno Mario Scelba:
“In uno Stato che ha soppresso la pena di morte anche per i più efferati tra i delitti, voi siete stati condannati a morte, e la sentenza è stata su due piedi eseguita nelle vie della città, davanti al popolo inorridito. Chi vi ha condannati a morte? Chi vi ha ucciso? Un prefetto, un questore irresponsabili e scellerati? Un cinico ministro degli interni. Un presidente del consiglio cui spetta solo il tristissimo vanto di aver deliberatamente voluto spezzare quella unità della nazione che si era temprata nella lotta gloriosa contro l’invasore straniero; di aver scritto sulle sue bandiere quelle parole di odio contro i lavoratori e di scissione della vita nazionale che ieri furono del fascismo e oggi sono le sue. Voi chiedevate una cosa sola, il lavoro, che è la sostanza della vita di tutti gli uomini degni di questo nome. Una società che non sa dare lavoro a tutti coloro che la compongono è una società maledetta. Maledetti sono gli uomini che, fieri di avere nelle mani il potere, si assidono al vertice di questa società maledetta, e con la violenza delle armi, con l’assassinio e l’eccidio respingono la richiesta più umile che l’uomo possa avanzare: la richiesta di lavorare”.
E oggi?