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FALLO DI CONFUSIONE

Scritto da Lamberto Lombardi - Segretario Provinciale PCdI Brescia.

Sarkozy risorge ed il centro-destra vince le elezioni regionali in Francia. Detto così è quasi una non notizia, perché non esisteva ragione al mondo, tra quelle di natura politica, per cui le potesse vincere il partito socialista.
La notizia semmai è un risvolto italiano della vicenda: Berlusconi conta su questa vittoria, vuole  risorgere anche lui. Ed il silenzio subito gli è calato d'attorno perché chi glielo dice,  adesso, che un Sarkozy in Italia c'è già, e si chiama Renzi? Casomai Silvio dovrebbe provare a fare come la Le Pen, magari con l'aiuto di Salvini, lì il campo è abbastanza libero.


Queste due informative, piatte piatte, ci aprono però ad una serie di considerazioni che, per quanto scontate anch'esse, qualcuno dovrà pur fare prima o poi. Ci proviamo.
Se possiamo dare per scontato, senza paura di passare per trucidi provocatori, che il Sarkozy italiano sia Renzi, ne consegue un altro dato di fatto, che anche i non intenditori avevano subodorato, ovvero che il centro-sinistra glorioso non esiste più. Quell'aggregazione, nata cinquantatré anni fa governando quasi sempre, si è estinta, come solo capita a certe formazioni politiche italiane, in silenzio, senza date e commemorazioni ufficiali. Come già è capitato al PSDI, al PLI, al PRI, al PLI ed allo stesso PSI, nessuno ricorda il giorno in cui i loro rappresentati, persi  tra le correnti delle grandi formazioni o nelle liste civiche locali, non hanno più rappresentato o voluto rappresentare i loro elettori,. Magari le circostanze non hanno aiutato nel fare cronaca, non  c'erano, infatti, del centro-sinistra, simboli specifici in marmo da scalzare dagli stipiti, né sue proprie bandiere da ammainare, non ci sono stati insomma tutti quegli eventi simbolici le cui fotografie recano giorno, mese ed anno e che hanno accompagnato, per esempio, la scomparsa del PCI.
Eppure così è, e dopo essersi divorato tutte le conquiste della sua storia, statuto dei lavoratori, equo canone, scala mobile, pensioni, industria di stato, sanità gratuita, in un elenco che potrebbe allungarsi se solo avessimo tempo e spazio, dopo tutto questo, oggi, il Partito di Renzi è l'approdo per i voti del centro-destra italiano.
Messa così, e non sapremmo come altro metterla, anche questa sarebbe, come le altre sopra, una non notizia, se non fosse che nessuno la dà e che tutti i protagonisti, per motivi diversi, fanno finta di niente. Nel gioco delle parti Berlusconi non la può dare, perché perderebbe gli ultimi voti di destra, gli altri nemmeno perché perderebbero gli ultimi voti di sinistra, il movimento a cinque stelle neanche perché sono alternativi a quelli di cui sopra, su quali basi ormai non è dato sapere, magari l'etica o l'età o le battute ma non certamente l'ideologia di riferimento, ignota. In questa atmosfera da sogno nemmeno gli oppositori interni di Renzi azzardano che il centro-sinistra non c'è più, ma forse, almeno loro, neanche lo sanno. Immaginatevi l'opposizione di sinistra in un partito di centro-destra. Non si riesce neanche a pronunciare, ma loro la fanno, imperterriti. E guai a dirgli di cambiar Partito! Quando si dice l'abnegazione.
Naturalmente esistono delle ragioni ideologiche per la scomparsa del centro-sinistra, visto che contemporaneamente è scomparso dalla scena il suo riferimento culturale, il keynesismo, i cui discepoli sono ridotti al ruolo di icona da mostrare nelle fiere di paese, nelle riviste di economia o a diventare, crudeltà della storia, marxisti. Alcuni di loro non lo sanno, di non esistere più, e ci provano a spiegare a Marchionne e a Renzi che ci vuole l'investimento statale, la tassazione dei capitali, la redistribuzione della ricchezza. Come se questi avessero tempo da perdere.
Rimane così da sola, senza paternità alcuna, la crisi economica, con la povertà incalzante e la miseria futura. Se nessuno è più chi dice di essere neanche si possono fare critiche precise, il chi ha fatto o non ha fatto che cosa, al massimo si può fischiare quello che in gergo calcistico viene definito il 'fallo di confusione', quel fallo che l'arbitro è costretto a fischiare a casaccio quando si accendono furibonde mischie in area di rigore, mischie dove non si distingue più nulla.
Ma già stanno tornando i bei tempi, quando c'erano i comunisti, che se erano pochi li mettevi in carcere, se erano tanti era tutta colpa loro, ma almeno qualcosa nel frattempo ti facevano capire.
Si prenda Landini, la manifestazione di Roma di sabato, la nuova coalizione sociale, comunisti mai nominati tra le decine di referenti ed interlocutori.. Motivo: non si vorrà mica che la confusione finisca, poi magari si scopre che ho delle responsabilità e mi negano le dirette. In questa mischia che si allarga a macchia d'olio, come in certe partite, finendo per coinvolgere tutti, arbitro e spettatori compresi, ci sono certe formazioni politiche che nascono a sinistra del nuovo centro-destra, vorrebbero fare la sinistra ma si trovano a rincorrere il fantasma del centro-sinistra che nel frattempo è scomparso, e non per colpa di altri. E non sanno, ahi loro, da dove ricominciare, se dal distribuire volantini o dal chiedere ministeri. Ma anche questa, tra breve, diventerà un non notizia.