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15 AGOSTO 1944 - L'ECCIDIO DI BOVEGNO

Scritto da PCI Fed. Brescia.

BOVEGNO (BS) 15 agosto 1944
NOI NON DIMENTICHIAMO!
Nell'estate 1944 l'alta Valtrompia era saldamente controllata dalle forze tedesche. Nonostante ciò erano attive anche alcune formazioni partigiane, di formazione ed orientamento politico differente l'una dall'altra. Accanto alle truppe d'occupazione naziste erano attivi nella repressione anti-partigiana i reparti militari e polizieschi della Repubblica Sociale Italiana. Tra questi uno dei più temuti era la cosiddetta Banda Sorlini, una banda di repressione dipendente dall'Ufficio Politico Investigativo della Questura Repubblicana di Brescia ma spesso al diretto servizio dei tedeschi. Era guidata da Ferruccio Sorlini, un ex-squadrista che era stato tra i primi a mettersi ad disposizione dei nazisti dopo l'8 settembre ma che era stato ben presto allontanato dai comandi a causa dei suoi metodi brutali invisi anche a parte degli stessi fascisti repubblicani bresciani.
Il 12 agosto 1944 due SS rimasero feriti in uno scontro a fuoco con i partigiani a qualche chilometro a sud di Bovegno. Per rappresaglia vennero incendiate alcune case della località Aiale ed un uomo, scoperto appartenere alla Resistenza locale, venne fucilato. Poco dopo venne anche saccheggiato e bruciato parte dell'abitato di Magno, situato a breve distanza.
In quegli stessi giorni un gruppo di partigiani attivi nell'alta val Trompia entrò in contatto con il generale Luigi Masini e concordò con lui che si recasse in paese per costituire una Brigata Matteotti. L'appuntamento con l'ufficiale venne fissato per la sera del 15 agosto presso l'osteria di Cimavilla, a metà strada tra Bovegno Piano e Bovegno Castello.
 
A Bovegno la sera del 15 agosto, un razzo solca il cielo ed è il segnale d’inizio della spedizione punitiva nazifascista in ritorsione. Tre autoblindo, diversi camion carichi di truppe nazifasciste, camionette e motociclette si concentrano all’ingresso di Bovegno. Molte persone, si sono ammassate sulla piazzetta Cimavilla per vedere cosa succede. I nazifascisti sparano sul gruppo inerme, rendendosi responsabili di un’orrenda strage nella quale caddero 15 persone, senza calcolare i feriti anche con conseguenze gravi, i saccheggi e gli incendi di case. Non ancora soddisfatti essi devono dimostrare l’uccisione di «quindici banditi» come li definisce Sorlini nel notiziario della Guardia repubblicana conservato nell’archivio Micheletti nel documentare l’incursione da lui voluta con l’ausilio della gendarmeria tedesca. Recuperano pertanto nelle case i corpi di alcune vittime tra cui quello di Ariodante Cofanetti che viene gettato dal balcone, nonché quelli portati nella sala mortuaria del cimitero trascinando questi ultimi legati ad un camion fino a piazzetta Cimavilla. Li allineano per terra e fanno sdraiare, a fianco degli stessi, alcuni uomini presenti in luogo delle salme che non hanno trovato, per poter immortalare la loro barbarie con delle fotografie. Al termine di questa orrenda strage i caduti sono 15 e precisamente: Gaetano La Paglia di anni 49, commerciante residente a Brescia; Aldo Vezzoli di anni 33, industriale residente a Brescia; Maffeo Omodei di Amadio di anni 48, falegname residente a Bovegno; Maffeo Omodei fu Angelo di anni 60, impresario edile residente a Bovegno; Giovanni Mazzoldi di anni 37, operaio residente a Bovegno; Giuseppe Gatta di anni 28, impiegato residente a Bovegno; Giovanni Mario Valentini di anni 32, autista residente a Bovegno; Luigi Vivenzi di anni 47, falegname residente a Bovegno; Battista Faustino Facchini di anni 15, contadino residente a Bovegno; Isacco Tanghetti di anni 35, operaio residente a Bovegno; Ariodante Cofanetti di anni 39, fornaio residente a Bovegno; Luigi Vecchi di anni 48, giornalista residente a Brescia; Giuliano Tanghetti di anni 15, apprendista residente a Bovegno; Giovanni Gatta di anni 44, operaio residente a Bovegno; Giovanni Facchini di anni 60, agricoltore residente a Bovegno.

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