Pubblichiamo, quale contributo alla discussione, un intervento dalla pagina facebook del compagno Giulio Palermo, professore e ricercatore in Economia Politica dell'Università degli Studi di Brescia.
1. RISPOSTA
Quando ho iniziato a sottolineare che i dati sulla pericolosità sanitaria del coronavirus erano pompati da una campagna mediatica terroristica ho suscitato molte critiche. Molti infatti hanno creduto che io volessi minimizzare un problema serio. E invece le mie intenzioni erano opposte. Avendo iniziato la mia ricerca economica — ormai trent’anni fa — proprio dall’economia sanitaria, ossia da un settore chiave che condiziona la vita concreta di noi tutti e che è oggetto di speculazioni politiche di ogni tipo, volevo semplicemente mostrare che l’emergenza sanitaria, purtroppo, nel nostro paese c’è sempre stata. Ma per ragioni di opportunismo politico e servilismo mediatico nessuno se n’è mai veramente occupato. E se oggi tutti i big della politica e dell’informazione se ne occupano è proprio per le stesse ragioni di opportunismo e servilismo.
Tra tutte le domande cui ho cercato di rispondere con i pochi mezzi comunicativi a mia disposizione, voglio riprenderne una in particolare, che è poi quella che — seppur espressa in tanti modi diversi — anima il risentimento, la rabbia e il dolore di tante persone impegnate sul campo.
“Ma non li vedi i malati ammassati nelle corsie degli ospedali? Non le senti le voci disperate di quanti provano a fare qualcosa e non hanno i mezzi sufficienti per riuscirci? Come fai a negare la carenza di posti letto e di strutture per la terapia intensiva? Non le vedi le bare che escono dagli ospedali?”
Purtroppo, come voi, anch’io vedo tutto questo, l’ho sempre fatto e continuo a farlo. E anch’io sento nel cuore le grida di dolore di chi soffre. Anch’io ho i miei malati e i miei morti. Anch’io ho la mia rabbia: ma non contro un virus invisibile bensì contro un sistema ben visibile che subordina la nostra vita e la nostra salute alla logica del profitto; contro un sistema fatto di uomini e donne, politici e ministri, che con le loro facce di merda hanno assegnato un valore alla nostra vita e l’hanno poi spinto sempre più in basso in nome dei tagli alla spesa e della “razionalizzazione” capitalistica.