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In alto le bandiere: Fascismo, imperialismo e anticomunismo nella rivolta di Capitol Hill

Scritto da PCI Fed. Brescia.

SCRITTO DA QIAO Collective (collettivo di analisi politica e controinformazione composto da cittadini cinesi e sino-statunitensi residenti negli U.S.A.)

da https://www.qiaocollective.com/en/articles/fascism-imperialism-capitol-hill

Traduzione di Redazione comunistibrescia.org

 

Le bandiere degli stati asserviti agli Stati Uniti, dei regimi anticomunisti e degli stati fantoccio pre-indipendenza punteggiavano il mare di cappelli MAGA e bandiere confederate tra la folla di Capitol Hill. Dare un senso al perché di questo richiede la comprensione della convergenza tra imperialismo all'estero e fascismo in patria. 

Il 6 gennaio 2021, in un piano d'azione premeditato per "fermare il furto" delle elezioni presidenziali di novembre che stanno per essere certificate dal Congresso, migliaia di sostenitori di Trump hanno preso d'assalto l'edificio del Campidoglio degli Stati Uniti a Washington, DC. che letteralmente "ha aperto i cancelli " con un occhiolino e un cenno del capo. La folla ha invaso la sede del potere statunitense, occupando le camere della Camera e del Senato e scattando selfie negli uffici abbandonati di Nancy Pelosi e di altri esponenti democratici. 

L '"insurrezione" era una nuda dichiarazione dell'estremismo suprematista bianco: dalle felpe di Auschwitz agli assurdi costumi vichinghi , l'estetica del fascismo razziale dominava il paesaggio. Tuttavia, oltre ai simboli espliciti della supremazia bianca, il paesaggio era disseminato di curiosi simboli di solidarietà internazionale: bandiere dell'ex Vietnam del Sud, l'India, il Giappone, la Cuba (e l'Iran n.d.t.) pre-rivoluzionaria, Hong Kong e l'indipendenza tibetana, tra le altre, sono tutte visibili in vari filmati della protesta. 

Ieri è oggi - Tanti morti, tutti assolti.

Scritto da Giorgio Langella Responsabile Dipartimento Lavoro PCI.

 

9 gennaio 2021

 

 

Ieri e oggi

Di Giorgio Langella Dip. Lavoro PCI 

Settantuno anni fa, il 9 gennaio 1950, a Modena la polizia di Stato sparò, anche con le mitragliatrici, contro gli operai (che manifestavano contro i licenziamenti di oltre 500 lavoratori delle Fonderie Riunite di Modena) uccidendone 6 e ferendone oltre 200.

Di questa strage, conosciuta come “Eccidio delle Fonderie Riunite di Modena” e oggi sostanzialmente dimenticata, noi comunisti dobbiamo e vogliamo mantenere viva la memoria perché il sacrificio di tanti compagni non sia diventato inutile.

Ricordiamo i lavoratori che vennero assassinati perché lottavano per il diritto al lavoro: Angelo Appiani (30 anni, partigiano, metallurgico), Arturo Chiappelli (43 anni, partigiano, spazzino), Arturo Malagoli (21 anni, bracciante), Roberto Rovatti (36 anni, partigiano, metallurgico), Ennio Garagnani (21 anni, carrettiere), Renzo Bersani (21 anni, metallurgico).E

vogliamo ricordare le parole del compagno segretario generale del P.C.I. Palmiro Togliatti che, rivolgendosi ai lavoratori assassinati, condannò in maniera esplicita il presidente del consiglio Alcide De Gasperi e il ministro dell'interno Mario Scelba:

“In uno Stato che ha soppresso la pena di morte anche per i più efferati tra i delitti, voi siete stati condannati a morte, e la sentenza è stata su due piedi eseguita nelle vie della città, davanti al popolo inorridito. Chi vi ha condannati a morte? Chi vi ha ucciso? Un prefetto, un questore irresponsabili e scellerati? Un cinico ministro degli interni. Un presidente del consiglio cui spetta solo il tristissimo vanto di aver deliberatamente voluto spezzare quella unità della nazione che si era temprata nella lotta gloriosa contro l’invasore straniero; di aver scritto sulle sue bandiere quelle parole di odio contro i lavoratori e di scissione della vita nazionale che ieri furono del fascismo e oggi sono le sue. Voi chiedevate una cosa sola, il lavoro, che è la sostanza della vita di tutti gli uomini degni di questo nome. Una società che non sa dare lavoro a tutti coloro che la compongono è una società maledetta. Maledetti sono gli uomini che, fieri di avere nelle mani il potere, si assidono al vertice di questa società maledetta, e con la violenza delle armi, con l’assassinio e l’eccidio respingono la richiesta più umile che l’uomo possa avanzare: la richiesta di lavorare”.

E oggi?

IL NATALE E I SACRIFICI UMANI - APERITIVO DI SANGUE

Scritto da PCI Fed. Brescia.

IL NATALE E I SACRIFICI UMANI/ APERITIVO DI SANGUE

di Lamberto Lombardi Segretario Provinciale PCI Brescia 

In quanto a prevedibilità le epidemie sono come i terremoti: non si sa quando arriveranno ma si sa che prima o poi colpiranno. Delle epidemie si sa anche qualcosa di più: sono sempre zoonosi, ovvero malattie trasmesse dagli animali all'uomo. E' così da decine di migliaia di anni e assumere il dato come acquisito ci aiuterebbe non poco, quantomeno a non fare brutta figura davanti ai nostri nonni che, senza esperti a disposizione, queste cose già le sapevano.

Ci aiuterebbe, inoltre e per esempio, a ridurre il dibattito sulle responsabilità a due sole variabili: prevedere e organizzarsi come la Cina oppure non prevedere e fare come il mondo 'libero'. Perchè il resto sono chiacchiere.

E sarà forse per la nostra irrefrenabile passione per le chiacchiere, per il nostro insano desiderio di girarci in torno senza concludere niente, che l'unico sondaggio che non abbiamo avuto il bene di vedere effettuato nel 2020 è quello che propone la scelta tra i due modelli di organizzazione sociale che hanno dato risultati contrapposti in termini sanitari.

Le Parole sono Pietre! (Il vero volto del Capitale)

Scritto da Giorgio Langella Responsabile Lavoro PCI.

di Giorgio Langella Responsabile Lavoro PCI

Sono di ieri, 15 dicembre, le notizie che riportano le parole del presidente di Confindustria Macerata Domenico Guzzini: "Ci aspetta un Natale molto magro. Le persone sono stanche di questa situazione e vorrebbero venirne fuori. Bisogna riaprire: anche se qualcuno morirà, pazienza".

Guzzini è stato lesto a chiedere scusa affermando di avere sbagliato.

Essendo, però, impossibile fare finta di niente Confindustria ha aperto una procedura nei suoi confronti.

Quella di Guzzini non è una espressione infelice che gli è scappata nella foga del discorso (anche così sarebbe inconcepibile), tutt'altro perché in definitiva e forse inconsapevolmente, Domenico Guzzini ha detto la verità. Basta ricordare alcune cose e si ha la consapevolezza che affermazioni di questo genere, magari non così dirette, e fatti che succedono ogni giorno, dimostrano che al capitalismo interessano molto di più i soldi e il profitto piuttosto che la vita e la salute degli esseri umani o la tutela dell'ambiente.

È bene ricordare che all'inizio della pandemia, confindustria bergamasca aveva scritto una lettera minimizzando il pericolo e assicurando ai clienti l'efficienza dei siti produttivi. Sappiamo quello che poi è successo soprattutto a Bergamo e Brescia. Anche allora esponenti del capitalismo nostrano chiedevano di tenere tutto aperto salvo poi, davanti all'evidente dramma che stava succedendo (e che continua oggi con centinaia di morti e migliaia di contagiati ogni giorno), ammettevano di essersi sbagliati.

E si potrebbero aggiungere anche altre questioni.

L'indifferenza riguardo gli invalidi e i morti per infortunio sul lavoro e per malattie professionali. Un'indifferenza frutto anche della sostanziale mancanza di informazioni su questo tema. Un numero impressionante di vite spezzate, un massacro di migliaia di donne e uomini ogni anno che viene considerato spesso una fatalità. Certo si aggiunge il termine “tragica”, si dicono frasi di circostanza, si afferma che “mai più”, infine tutto torna come prima nell'ombra, nel disinteresse. In definitiva la sicurezza nel lavoro è un costo, così si ritorna al concetto che i soldi sono più importanti della vita e della salute di chi lavora.

Dall'analisi al conflitto tra capitale e lavoro - Documento finale della seconda Conferenza Nazionale Lavoratori e Lavoratrici Comunisti/e

Scritto da Conferenza Nazionale Lavoratori e Lavoratrici Comunisti/e.

Dall'analisi al conflitto tra capitale e lavoro


Si è tenuta Sabato 21 Novembre la seconda conferenza, on-line per emergenza Covid, dei lavoratori e delle lavoratrici comunisti\e. Questo percorso, nato a Settembre 2020, intende mettere insieme i compagni e le compagne comunisti\e ovunque collocate per intervenire in maniera unitaria sul conflitto capitale lavoro.

Anni di frammentazione hanno portato i comunisti a non incidere sul corso degli eventi, sia in ambito sindacale che politico, riducendosi a ruoli di mera testimonianza. La crisi sanitaria da COVID 19 ha approfondito la crisi capitalistica spingendo le classi dominanti ad una ulteriore destrutturazione dell’intero quadro dei rapporti di lavoro introducendo nel dibattito politico nazionale l’intenzione, neanche troppo velata, di un uso massivo del cottimo quale strumento per scaricare i costi della crisi sui lavoratori salariati nonchè il legame, sempre più stretto e soffocante, tra reddito e produttività\profitti. Ciò rappresenta un vero e proprio salto di qualità nell’attacco al salario già duramente colpito negli ultimi decenni , compresa la famosa spending review (attacco al salario indiretto e differito) di cui oggi paghiamo le conseguenze osservando i disastrosi effetti della pandemia e le difficoltà in cui versano i servizi pubblici essenziali come sanità, scuola e trasporti.

MA SCUSA, QUELLO NON È IL PADRONE?

Scritto da Giorgio Langella - Dip. Lavoro PCI.

15 novembre 2020

 

Alcune considerazioni sul “faccia a faccia” tra Bonomi e Landini che si è tenuto a Futura 2020, evento organizzato da CGIL

Di Giorgio Langella Dip. Lavoro PCI

e Dennis Klapwijk Dip. Lavoro FGCI

 

Qualche giorno fa si è tenuto un confronto tra Bonomi e Landini (condotto e moderato da Lucia Annunziata) che ha affrontato varie questioni inerenti ai problemi del lavoro. Mi sembra che ci siano alcune cose che sarebbe giusto approfondire e puntualizzare.

Intanto bisognerebbe rispondere a una semplice domanda: è stato opportuno e utile alla causa delle lavoratrici e dei lavoratori organizzare un faccia a faccia con il presidente di Confindustria (di cui sono note le proposte e le posizioni di restaurazione di rapporti di lavoro pre Statuto dei Lavoratori), soprattutto all'indomani di uno sciopero dei matalmeccanici che ha visto grande partecipazione e poca o nessuna attenzione mediatica? La risposta sarebbe da trovare in quello che è stato veicolato dall'informazione nazionale e cioè un sostanziale “cambiamento di clima” tra sindacato e confindustria e un passo avanti verso quel “patto sociale” che ha l'obiettivo di contenere ed evitare il conflitto capitale e lavoro. Un conflitto reale che spesso viene cancellato dalla propaganda che vuole narrare si dell'esistenza di conflitti ma tra lavoro e ambiente e lavoro e salute.

RINNOVO CCNL - LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI

Scritto da Conferenza lavoratori e lavoratrici comunisti/e.

RINNOVO CCNL METALMECCANICI

UNA VERTENZA CENTRALE PER TUTTE LE CATEGORIE!

La rottura delle trattative sul CCNL dei Metalmeccanici, per il rifiuto 'ideologico' della parte datoriale di concedere aumenti salariali oltre ad un irrisorio recupero dell'inflazione, è l'ultimo di una decennale serie di attacchi alla contrattazione collettiva e all'unità e rappresentanza della classe lavoratrice. 

I 'Contratti Rivoluzionari' annunciati da Bonomi sono come quello siglato dall'UGL con le piattaforme dei 'rider': cottimo legalizzato ossia salario esclusivamente legato alla produttività, nessuna rappresentanza ne potere decisionale per i lavoratori. 

La lotta di classe non si è spenta ma è condotta essenzialmente dalle classi dominanti.